Caro Luigi, caro Roberto, lavoriamo insieme per la nostra Napoli

Caro Luigi, caro Roberto, chi vi parla è uno qualunque, una voce come tante, un napoletano che vive a Napoli e non appartiene alla politica e nemmeno ai grandi giornali ma ha un blog di storie e bagni pubblici che si sta facendo strada cercando di dare voce a chi voce non ne ha, a chi non ha il coraggio o i mezzi per parlare. In questo articolo io divento il popolo, e voi senza di me non sareste niente.
Vogliate per un attimo farvi il favore di ascoltarmi, io sono la vostra coscienza, la vostra guida più leale e attendibile, sono la vostra cartina tornasole in una città dove ogni giorno il sole fa fatica ad albeggiare. Sì sì lo so che lo fate già, e io vi credo in questo, si vede che state facendo davvero un ottimo lavoro. Lo so che ha iniziato l’altro e non è colpa vostra, però mo’ basta torniamo a lavorare in questo bel clima che sta nascendo attraverso questo modo nuovo di fare le cose, grazie anche a voi che con la politica corretta, l’ottimismo, le opportunità e ancora la pubblicità e le richieste di attenzione al problema, l’andare in televisione e scrivere sempre della necessità di fare di più, state realizzando questo progetto di una Napoli sempre più nuova e istruita all’autocritica.

So che avete letto molte volte delle nostre richieste di attenzione e delle nostre proteste, parole che non sempre sono state buone nei vostri riguardi ma lo avete sempre saputo che avere a che fare con noi non è mai stato facile, ne sanno qualcosa i nazifascisti che cacciammo a calci in culo nel secolo scorso. Noi siamo così, facciamo finta di niente per andare avanti, forse un po’ ne siamo abituati ma una cosa è certa, noi non dimentichiamo. Noi ci offendiamo, e quando offendi un napoletano hai passato il guaio: ti fa sentire in colpa e non ci sono versi per riuscire a conquistare di nuovo la sua fiducia.
Conosciamo benissimo le nostre difficoltà quotidiane, solo che non sempre riusciamo a farci sentire in modo chiaro da quelli come voi, che siete i nostri portavoce e nonostante, per fortuna, oggi disponiamo di molti mezzi nuovi ed efficaci, di luoghi di dibattito che prima non avevamo ancora imparato a sfruttare, non riusciamo a farvi sapere che in tutto questo parlare e scannarci una cosa emerge chiara e palpabile: fermarsi ora-anche solo per un attimo- e proclamare vittoria sarebbe controproducente come dire che a Napoli non è cambiato niente.

Dobbiamo restare coi piedi per terra ma continuiamo a lavorare e a discuterne, la strada è ancora lunga ma ora è diverso perché finalmente possiamo incontrarci in questo contesto che sta migliorando, che “sta migliorando”. Approfittiamone adesso che abbiamo i turisti che portano lavoro, approfittiamone adesso che abbiamo le pizzerie piene, e allo stesso tempo organizziamoci per disporre un piano concreto per mantenere questo status che ci siamo guadagnati coi denti, perché altrimenti tutto questo non durerà in eterno. I turisti smetteranno di prenotare le nostre strutture se fuori la loro camera si scippa ancora, noi napoletani smetteremo di partecipare al rinnovamento se costretti a ripiegare sulla necessità, e tutto sarà stata solo una breve avventura. E allora neanche più le nostre buone pizzerie saranno in grado di distrarci se sull’altro lato del marciapiede si spara ancora.

Non permettiamo le divisioni, voi due siete la dimostrazione che una città piena di problemi può cambiare se solo si lavora e si crede in un futuro migliore, siete la dimostrazione che questa città può tornare a splendere nonostante una certa mentalità che continua a persistere. Per favore, Luigi, Roberto, non litigate, fate i bravi, lo sapete meglio di me che tra i due litiganti la camorra gode…
Lavoriamo insieme, finora non l’abbiamo ancora fatto se dalle vostre parole risulta divisione, se lo facessimo questo viaggio sarebbe ancora più bello. Sarebbe bello se ci fermassimo un attimo a riflettere sulle nostre conquiste e sulle prospettive future, possibilmente insieme e in armonia, perché qui il nostro interesse comune è il bene della città e dei suoi abitanti, che già hanno i loro i problemi e come voi sapete sono stufi delle parole. A noi servono i leader, serve unità, compattezza, trasparenza.

Sto assistendo in questi anni a una serie di miracoli inaspettati: Napoli sta ritornando a respirare, Napoli che si fa pubblicità, Napoli fa parlare di sé nel bene e nel male, Napoli che si racconta, Napoli che è nel mondo, che si organizza… E il merito? E’ nostro (di noi tre) Qui giù lo sappiamo benissimo cosa vuol dire fare sacrifici e nonostante tutto svegliarsi giorno dopo giorno ancora con l’amaro in bocca, la conosciamo bene quella sensazione di impotenza di fronte alle parole degli altri sui fatti, e come potremmo fare altrimenti?
I nostri ragazzi continuano a scappare per sopravvivere e chi resta è costretto a sottomettersi alle circostanze o peggio a prendersi ciò che gli serve in un fondo già raschiato abbastanza.

Abbiamo molta strada da fare e quella giusta è sicuramente questa. Bisogna crederci ma con la lucidità dei fatti, cosa che ovviamente il nostro sindaco non può fare sempre poiché è costretto a mantenere il suo elettorato, e nemmeno ci serve trovare sempre il male in ogni cosa, ma d’altronde un giornalista vive di notizia. La verità sta nel mezzo, ed è giusto che tutto ciò avvenga, perché quando vi è diversità vi è ricchezza. Il confronto, se regolato dall’onestà culturale è un grande strumento. Non abbiamo dato prova della nostra grandezza quando lo scorso ottobre abbiamo accolto centinai di rifugiati?
Non prendiamoci in giro, e raccontiamo i fatti così come sono realmente: Napoli non è ancora la città che vogliamo far credere che sia e al contempo non è più la stessa città che molti credono sia ancora. Questa è la storia della nostra città, della nostra vita, noi siamo la contraddizione fatta città, prima lo capiamo meglio è, mettiamoci l’anima in pace e accettiamoci così come siamo.

Ecco perché non possiamo permettervi di litigare caro Luigi, caro Roberto, voi ci “servite”. Lavoriamo insieme per la nostra Napoli come stiamo facendo, ma ancora più uniti. Ecco perché io, il popolo, vi chiedo di incontrarci tutti e tre insieme e stringerci la mano e iniziare ancora una volta assieme, con ancora più grinta, la strada che stiamo percorrendo da qualche anno a questa parte.
E non preoccupatevi più di tanto per noi, perché semmai dovesse andare male non ci importa, noi napoletani ci siamo abituati, non abbiamo molto da perdere, e poi, come si dice dalle nostre parti “o napulitan se’ fa’ sicc ma nun more!”

Vostro affezionatissimo, Carol del popolo.


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