Erezioni politiche

Era il 25 febbraio e fuori le ultime gocce di inverno traboccavano dal cielo logoro che cedeva piano piano al peso delle disfatte e delle male parole. Italia andò a votare bestemmiando, urlando loghi e slogan, avvicinandosi carponi alle urne gialle e rosa, con la cartella elettorale piena di timbri e date e con le idee incerte e traballanti. Destra, sinistra, centro,  pd, fn, mir,  psi, pdl, pcm-l. Italia è stufa, è una donna sconfitta gobba e deturpata che sa di cenere, quella stessa cenere da cui sarebbe dovuta risorgere, da cui non è più rinata, rimasta ancora appigliata a ideologie ormai surclassate in favore del nuovo modo di vedere le cose, e ama distrarsi, guardare Sanremo e dare poco spazio nella sua vita alle cose importanti come le elezioni politiche, pensa che tutto sia sbagliato, che non vale la pena lasciare un voto, si lamenta che le cose non cambieranno mai. Così magari va’ a votare e spreca il tutto suo tempo dentro la cabina e consegna la scheda bianca, o magari si impegna a disegnare grossi falli grandi quanto la sua ignoranza, o impegnandosi a scrivere frasi all’apparenza divertenti ma profondamente tristi. Dal buco della serratura, dal bagno, ho visto Italia smarrirsi di fronte ai simboli, impreparata e volutamente indifferente, arresa e involontariamente differente. E allora ecco che si esibisce nello show elettorale, la scena è più o meno questa: rimane fuori per un po’ ad osservare la situazione, con gli occhi spalancati e lo sguardo spaventato, al suo turno entra in posa tragicomica, come se gli stessero per fare qualcosa di sbagliato, qualcosa che gli tocca fare ma che non voleva fare, e ti lancia con fare antieroico la sua carta d’identità guardandosi alle spalle e sparisce poi dentro la cabina elettorale, che vedi muoversi a destra a sinistra come se le sinapsi del suo cervello stessero in quel momento emettendo onde elettromagnetiche incontrollabili, per poi uscire. E io giuro di aver visto persone pelate uscire dalla cabina con capelli folti e spettinati, si trasformano… Escono smarrite come se fossero state drogate di ingiustizia (…) E se ne vanno poi lentamente, camminando come se avessero camminato per una giornata intera.

Italia, chissà forse un giorno ritroverà se stessa e non sarà, non più, un illusione. Italia, mi ha detto qualcuno, è come una prostituta, ma questa storia la leggerete la prossima volta…


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