Fabio Pennacchio, meglio conosciuto come FABIO FARTI (acronimo di Full ART Inside), è un rapper italiano classe ’85 cresciuto a Scampia, un duro quartiere situato nell’estrema periferia nord di Napoli (Italia). All’età di 13 anni (nel 1999) muove i suoi primissimi passi all’interno del panorama Hip Hop come writer/street artist, aggiungendo in seguito anche l’amore per le rime alle sue attività. Già pittore, scultore e graphic designer, dopo aver dedicato anni di studio all’arte con notevoli riconoscimenti in questo settore (nel 2004 vince la “Prima Biennale d’Arte dei giovani artisti della Campania”), Dopo essere cresciuto nella TCK, una delle crew più prolifiche a Napoli nel primo decennio del 2000 (dove sono cresciuti anche artisti come Clementino e Emcee O’zi), è attualmente un MC molto conosciuto e apprezzato nella scena underground partenopea.Tra le featuring più importanti, da citare “‘O cazone largo” con Clementino e Emcee O’zi, traccia contenuta all’interno di “Napoli Manicomio” (il primo disco ufficiale di Clementino uscito nel 2006 per Lynx Records), e “Nanthem“, un progetto uscito in free download per la Suonivisioni Records nel 2012, che ha riunito in due tracce e altrettanti video musicali presenti su youtube, una parte rappresentativa dell’ Hip Hop Campano, composto da artisti di fama nazionale e artisti underground (A.M., Shaone, Pepp J One, Leleblade, Reddog, Fabio Farti, Dope One, Ntò, Patto Mc, Peste, Svez, Clementino, O’Tre e Speaker Cenzou, su beat prodotti da Valerio Nazo). Tra le esperienze più importanti è da segnalare l’apertura (in coppia con Emcee O’zi) del live dei “Juggaknots” (uno dei gruppi più stimati di New York), nello storico centro sociale Officina 99 a Napoli, tenutosi nel 2011. Nello stesso anno e nella stessa città, sarà poi chiamato come artista warm up al concerto dei “Colle der Fomento“. Altre esperienze degne di nota sono state la presenza al live di Mr. Lif (svoltosi anche questo a Napoli nel 2010, in occasione del festival “Adunata Sediziosa”) con una traccia in combo durante lo showcase di apertura fatto da Emcee O’zi, la presenza all’interno della line up di Nanthem (di cui fu organizzato un evento dal vivo con tutti i componenti dopo il grande successo del progetto), e la partecipazione a una data dello I.E.N.A. tour di Clementino a Nola (Napoli) nel 2012, in cui fu chiamato ad eseguire “‘O cazone largo”, in collaborazione con la formazione originale del pezzo. Attualmente è membro del collettivo U.F.O. Rap Team, della crew M.E.R.D.A. prod., e della storica crew a livello europeo NSIS. Tra i suoi progetti musicali, spiccano i singoli digitali “Secondigliano 2004” (2011 Mr. Extra rmx) e “L’uomo con la t-shirt” (2011 prod. by Emcee O’zi). Il 20 Dicembre 2012 è fuori con il suo primo progetto “fisico” ufficiale in coppia con il rapper e producer partenopeo Barone Rosso a.k.a. The Aviator Prod, presentato dai singoli “Semp tu cu me” (feat “Mari G”, prod. by “Cefro”) e “N’ attimo ‘e ‘cchiù” (feat Gg Hp, prod by Aviator prod. & Luciano Pain). L’album si chiama “Angkor Wat” (come un famoso tempio cambogiano), un cd indipendente interamente autoprodotto, di cui lo stesso Farti ha curato anche la veste grafica. Il disco è subito preceduto da una release gratuita: “The Free Words EP: Parole Libere”, un progetto da scaricare in free download, realizzato in duo con un’altro Mc/Producer dell’ Hinterland napoletano, produttore di alcune delle tracce del primo disco dei Kimicon Twinz: cioè Mr. Extra. Anche in questo caso i progetti grafici sono affidati allo stesso Fabio Farti. Inoltre ha in cantiere un progetto solista e altri album di gruppo a cui stà lavorando, che dovrebbero venire alla luce nel 2013, tra cui un disco con Emcee O’Zi presentato dal singolo natalizio “‘O capitone“. Fonte: fabiofartiofficial
Che cos’è l’hip hop per te?
La cura alla mia irrequietudine! La mia ricchezza! Il mio essere, le mie abitudini, il mio modo di pensare… perfino ciò che mangio e l’aria che respiro. L’hip hop è un movimento culturale molto “pieno”, ti forma nel carattere se capisci fin da subito che non si tratta solo di musica e/o solo di altre discipline. Io ne sono stato assorbito a 360° fin da bambino. Essere parte dell’ Hip Hop vuol dire essere un tassello di una grossa rete mondiale, sentirsi parte di una comunità più grande e profonda di quanto noi stessi possiamo immaginare. Potrei dire semplicemente che l’ hip hop è pura energia!
Qual è la differenza rap/hip hop?
“to rap” nel gergo significa letteralmente “chiacchierare”, parlare alla gente. Le prime forme di rap si possono addirittura attribuire a degli speakers radiofonici di colore, che già negli anni ’60 intrattenevano gli ascoltatori con i loro discorsi che inneggiavano al blackness, su dei tappeti jazzistici. E’ chiaro che bisogna immaginarsi il contesto storico, la segregazione razziale, il bronx che veniva tagliato dai collegamenti con il resto di new york ecc. Da lì nascerà l’ hip hop, come movimento culturale, mettendo insieme altre discipline oltre al rap, che sono break dance, djing (l’arte del turntablism, cioè suonare con i vinili, e writing. Ognuna di queste forme andrebbe approfondita e sarebbe un discorso infinito. Il termine Hip Hop, oltre che essere il nome dell’ intero movimento costituitosi più solidamente negli anni ’70, nell’ambito musicale indica precisamente un tipo di “sound”. Riassumendo… il rap è l’arte di mettere insieme le rime, è diciamo la parte “cantata”. L’ hip hop è il tipo di musica che più comunemente viene utilizzata dai rappers per rapparci sopra. Ad oggi capita spesso di trovare fusioni con altri generi ad esempio. Fare rap non ha vincoli, si può farlo tranquillamente su qualsiasi genere. Fare Hip Hop significa invece utilizzare determinati contenuti e determinati sound. E’ vero che tutto si evolve, ed è giusto che sia così, ma in fondo quando qualcosa cambia… non capisco perchè s volte si ha paura a dargli un altro nome… perfino i Pokemon cambiano nome quando si evolvono Infatti apprezzo che ci siano tante sotto-correnti musicali nate dall’evoluzione dell’ hip hop, che hanno un loro nome che le caratterizza.
Cosa non ti piace dell’hip hop?
Ah questa è più facile NULLA! Se c’è qualcosa che non mi piace… significa che non è Hip Hop, anche se tutti si ostinano a chiamarlo in quel modo
Quando hai iniziato a fare rime?
1999… primissimi e timidissimi passi. Il primo contatto con l’hip hop l’ho avuto però con il writing. L’amore per i graffiti mi travolse in un vortice. Imparai perfino le basi della break dance, ma poi negli anni scelsi di dedicarmi al rap per molte ragioni, tra cui l’immediatezza e l’impatto comunicativo. Provengo dagli studi artistici, per me si tratta di fare “opera”, e non credo che conti il linguaggio che si sceglie per comunicare, ma il contenuto. Per me stesso non c’è differenza tra il “disegnare” e il “cantare”. Ma è chiaro che questa esigenza comunicativa premia poi lo strumento più di impatto, che è la possibilità di “parlare” alla gente. Purtroppo il linguaggio visivo è molto più suscettibile di interpretazioni, nonostante sia permeo di sensazioni ed emozioni a volte anche più della voce.
Di cosa parlano i tuoi testi?
Di vita. In una vita intera si ha la possibilità di parlare di tutto. Per lo più credo che un’artista debba avere emozioni sue per raccontarle, e queste emozioni possono essere vere solo quando esse stesse sono come cicatrici sulla propria pelle… positive o negative che siano. Il mio background è stato intenso, non mi sono mai risparmiato niente nella mia esistenza. Sono nato e cresciuto a Scampia, e nonostante l’appartenenza al territorio, alla mia adorata Napoli, mi sono sempre sentito un cittadino del mondo. In generale quando scrivo ho quello stupido sogno di poter far riflettere le persone su cose che per esperianza hanno fatto riflettere me. Mi piacerebbe lasciare qualcosa, e le idee sono luce, parte di te stesso che ti rende immortale. Mi piace scrivere cose di denuncia. Mi piace intervenire nel sociale. Mi piace piangere e ridere. Mi piace amare e odiare. Prendere per il culo e perfino prendere per il culo me stesso, ricordandomi ogni tanto che la vita non va presa poi sempre cos’ tanto sul serio c’è un momento giusto per essere una parte di noi… oggi giorno chi è che non soffre di personalità multiple? tutto questo lo trovate nelle mie canzoni!
Come nasce una canzone?
artisticamente da un’esigenza!!! io sono il tipo di rapper che se si mette a tavolino costretto a scrivere… difficilmente fa qualcosa che lo lascia soddisfatto! Quando “DEVI” scrivere lo sai, lo senti, saresti capace di restare insonne tutta la notte fin quando non impugni la penna per grattarti quel fastidiosissimo prurito creativo… pure se il giorno dopo devi alzarti all’alba per andare a lavorare Insomma è un bisogno corporale esattamente come la fame, la sete… e utilizzare i “bagni pubblici” Come nasce una hit invece è tutt’altro conto e non è detto che sia più facile. La musica è qualcosa che va studiata e analizzata con impegno e costanza. Ci vuole tanto spirito di sacrificio e ore passate a provare e riprovare. Dal punto di vista tecnico ci vuole molto più impegno di quello che serve per la fase creativa, anche se, solo la tecnica non basterà mai dal mio umile punto di vista.
Quanti concerti fai in media in un anno?
Se dovessi contare gli anni passati nel buio totale della mia esistenza, la media sarebbe drastica a parte il periodo buio per me, tra l’altro, c’è stato un periodo buio anche per l’ hip hop a Napoli e se suonavo una volta all’anno mi ritenevo fortunato! Chiaramente non è stato sempre così, ma in fondo tutto torna ed è giusto che ci sia una meritocrazia. Nonostante la mia fama nel circuito underground partenopeo, sono stato poco presente, poco attento alle dinamiche che servono a farsi propaganda, poco costante con la mia musica fino a qualche anno fa. Basti pensare che il mio primo disco ufficiale risale all’ anno scorso (2012 – Angkor Wat – Fabio Farti & Barone Rosso). Prima di questo solo una miriade di singoli per il web, collaborazioni (anche di un certo prestigio a dire il vero, come i pezzi con Clementino che è un fratello per me, siamo cresciuti nella stessa crew – TCK – e poi con mezza scena campana potrei dire), ma mai progetti ufficiali miei. Come dicevo… l’approccio alla scrittura deve essere un’esigenza che nasce dal voler raccontare delle esperienze. Mi sono impegnato a vivere, per avere un bagaglio reale da raccontare. Perdonatemi, torno alla domanda… ad oggi suono in media un paio di volte al mese, visto che escono continuamente nuove canzoni mie.
Qual è l’emozione maggiore che provi durante un live ?
Quando guardo negli occhi di chi mi ascolta e ci trovo dentro la luce! E’ stupendo rendersi conto che le emozioni che già di per se tu stesso stai raccontando e rivivendo, vengono catalizzate dal pubblico, fatte proprie, trasformate in stimoli, per poi ritornare a te stesso con i loro racconti, con le loro storie! Mi stò emozionando perfino ora a descrivere questa sensazione!!! Nonostante la mia sfacciataggine e disinvoltura sul palco, il pubblico mi emoziona profondamente. Il concetto per descrivere questo processo, che poi potrebbe riassumere ciò che per me è l’arte, l’hip hop, la vita stessa è: condivisione e crescita collettiva. Da soli siamo niente, le nostre coscienze individuali non avrebbero senso se non avessimo la possibilità di confrontarci.
Una situazione divertente che ricordi con piacere
Una divertentissima e abbastanza recente: quando abbiamo girato l’ultimo video io ed Emcee O’zi questo Natale (‘O Capitone), e il capitone continuava a saltarmi dalle mani… un siparietto assurdo documentato in parte nel backstage del video tra l’altro! Come si dice a Napoli “abbiamo buttato il sangue!!!” me lo dovrò ricordare per forza per sempre
Chi sono in tuoi idoli e perchè?
E’ dura questa. Dovrei dirtene uno per ogni lato del mio carattere e se me ne dimenticassi uno mi sentirei in colpa per il resto della vita! Allora eviterò la domanda e dirò che odio l’idolatria a prescindere, nonostante ci sia una infinità di persone che stimo profondamente. La lista andrebbe dai cantanti all’operaio di turno, che lotta per far sopravvivere la sua famiglia, dovendo perfino trovare una maniera onesta per farlo, ed oggi non è così semplice. Includerebbe gente per ogni campo della vita, tra cui anche me stesso, per aver trovato più di una volta l’energia per risollevarmi dal baratro.
Qual è la situazione napoletana dell’hip hop oggi?
La scena campana, non solo napoletana, è potentissima!!! E se dico hip hip intendo hip hop a 360°!!! Noto davvero con piacere che oggi ci sono anche tantissimi giovani talenti. Ho sempre pensato che ovviamente con le possibilità e gli esempi che aumentano man mano negli anni, tra cui anche i media, il web, la fruizione del materiale hip hop ecc… sia un processo del tutto naturale il fatto che un giovane, che ad esempio fa i graffiti da un mese, raggiunga livelli che negli anni ’90 ci volevano 3 anni per acquisirli. Un’ altra cosa importante è il fatto che magari si era in quattro gatti ed oggi invece l’hip hop è un fenomeno che addirittura si può definire di massa, di tendenza. In parte tutto ciò è un bene. In parte invece tende a mettere in luce soltanto il lato più superficiale di questa cultura. Ovviamente la speranza di tutti quelli che fanno rap da tanti anni, anche più di me, è che su un numero maggiore di persone che si avvicinano all’hip hop rispetto a tanto tempo fa, ci sia una adeguata contropartita maggiore di ragazzi che cercano di capire realmente cosa sia. E ritorniamo al fatto che la scena campana è potentissima! Qui in Campania ho sempre avuto il piacere di constatare che resiste un movimento con tanta mentalità. E’ chiaro che c’è anche tanta spazzatura ovviamente, invidie, comportamenti scorretti, ma purtroppo sono lo specchio della società malata contemporanea e persone come queste per me non hanno niente a che fare con l’ hip hop. Per concludere, l’unica vera pecca della scena Campana, è che essendo una terra povera, i budget che girano in questo circuito sono sempre limitati. I ragazzi difficilmente hanno soldi per comprare cd, per andare ai live, perfino quando i costi sono irrisori, o a volte preferiscono spenderli per tutt’altre cose. E anche gli organizzatori di eventi e i gestori dei locali devono purtroppo fare i conti con la crisi e non possono investire grandissime somme per creare eventi di un certo calibro. Per fortuna noto che negli ultimi periodi qualcosa inizia a muoversi. Staremo a vedere.
Tre nomi della scena napoletana che segui
Più di tre, tre sono pochi. Quelli che seguo fin da bambino sono Speaker Cenzou, La Famiglia, 13 Bastardi, Clan Vesuvio. Loro sono stati la mia scuola. Senza queste figure probabilmente non sarebbe nato nulla a Napoli, sono stati la storia. Poi da qui in poi dovrei farti un’elenco interminabile davvero, perchè seguo tutta la new school. Insomma l’hip hop è il mio genere musicale preferito e tra l’altro ho sempre amato il rap made in campania. Prima di essere un rapper sono quindi un ascoltatore, e avendo tanti gusti diversi proprio in fatto di hip hop e di rap (non ho chiusure mentali), dovrei davvero scriverti i nomi di 300 mc’s!!!
Tre dischi che ami
Di Napoli direi
“41° Parallelo – La famiglia”, sono il tappeto dei miei ricordi, mi hanno accompagnato per gran parte della mia adolescenza.
Di italiano direi
“Sindrome di fine millennio – Uomini di Mare”, praticamente il Fabri Fibra di una vita fa… quel disco per me era un viaggio allucinante.
Con il rap americano ci riempio cmq la mia top ten!!! devo per forza dire ”
Da cold vein – Cannibal ox” e “Funcrusher Plus – Company Flow” gente che 15 anni fa stava già più avanti di quanto stiamo oggi!!! I signori dell’ Underground!!!
Tre dischi che faresti ascoltare a chi vuole accostarsi al rap
Gli stessi “quattro” che ho appena citato
Che consiglio daresti a chi vuole iniziare a fare rap?
Ascoltare tanto, italiano, napoletano e straniero. Ovviamente per gusti personali gli consiglierei di tenersi più sull’underground che sul mainstream. Di ascoltare le proprie sensazioni quando scrive. Di raccontare sempre le proprie verità. Di avere delle proprie idee. Di avere una vita intensa da descrivere. Di fare tantissimo esercizio e soprattutto di mettere da parte il proprio ego e usare tantissimo l’autocritica, paragonandosi in maniera obiettiva ai rapper che più ci piacciono. L’obiettivo sarà quello di diventare i propri rapper preferiti, allenandosi con sacrificio! solo allora potreste dire di aver fatto un buon lavoro!!! E se davvero siete riusciti a mettere da parte il vostro ego… credetemi… diventare i propri rapper preferiti non è così semplice!!!
Che rapporto hai con Napoli? Cosa cambieresti?
Sono una persona che si lega ai ricordi, ai posti, alle esperienze, ai profumi, alle immagini. Napoli è stata la compagna con cui ho condiviso molto. Ho fatto tante esperienze nella mia crescita. Ho cercato fortuna fuori da Napoli, perchè purtroppo era una terra che mi offriva poco. Ho lavorato a Milano, in Sardegna, In Calabria, in Lussemburgo… ma alla fine sono sempre ritornato a “casa mia”. Mi mancavano gli amici, le abitudini di una vita. Non si tratta di essere meglio o peggio di altre città. Si tratta del fatto che il destino mi ha legato a questo posto. Qui sono nato, qui sono cresciuto… e qui spero morirò dopo aver fatto un salto veloce per mezzo mondo E’ un bene avere questa sensazione di “casa”. E’ qualcosa che ti consola, così senza spiegazioni o logica, come una religione. Un figlio del mondo che va a dormire sotto al Vesuvio. E la vita ha ricambiato il mio amore verso questa città, offrendomi sbocchi lavorativi professionali proprio qui a Napoli. Certo ci sono tantissime cose che cambierei nella “società” napoletana. Ma temo che siano difetti che non sono attribuibili solo a noi come marchio di fabbrica. Diciamo che con la miseria un po’ tutta l’Italia si è incattivita. Probabilmente, esprimendo un solo desiderio, potrei cambiare tutti i difetti che io trovo in Napoli, che riflettendoci sono tutti riconducibili alle difficoltà che hanno le famiglie a sopravvivere nel caos italiano. Mi basterebbe desiderare semplicemente un po’ di benessere per tutti quanti. La possibilità di vivere nel lusso, la distribuzione equa dei beni. Ma la mia è chiaramente una utopia
Cosa ti rende felice?
La consapevolezza di me stesso. Essere finalmente in grado di capirmi, di conoscere i miei limiti e i miei pregi. Di potermi apprezzare per la pienezza della mia vita. Senza tutto questo, non avrei avuto una donna meravigliosa al mio fianco, che amo con tutto me stesso. Lei mi rende felice, il suo sorriso tutte le sere quando torno da lavoro
Che cos’è per te l’amore?
E’ il dono di se stessi agli altri, e non è una cosa riconducibile solo all’idea di amore che esiste in una coppia. Si può tranquillamente amare i propri amici, la propria famiglia, e persone cose ed animali a cui ci si sente legati! In tutto questo donarsi c’è chiaramente la soddisfazione personale di una parte di se, quando è l’unica cosa che ti fa stare bene. Non si ama per ricevere qualcosa in cambio, e nonostante tutto invece riceviamo così tanto e nemmeno ce ne rendiamo conto! L’amore è l’energia che ci lega. L’amore salverà il mondo. L’amore invece più strettamente legato al discorso di coppia, oltre a ciò che ho già spiegato, è anche un progetto, che può essere reale solo nel momento in cui si è giunti al punto di amare realmente prima se stessi. Non credo che esistano parole “razionali” per spiegare come mai ci scegliamo tra milioni di persone. Quando giungi al punto di pensare di voler condividere tutta la tua esistenza con una persona, e di essere consapevole che sarai felice per sempre e non ti annoierai mai, allora puoi definirti innamorato per davvero. Chiaramente le mie sono esperienze personali e so che molti condivideranno e molti no. Non posso dire cosa sia l’amore, ma posso dire cosa è per me. E posso aggiungere anche che mi fa stare davvero bene e auguro a tutti di provarlo almeno una volta nella vita e di essere felici come me
Se vuoi aggiungere qualcosa (qualsiasi) fa pure…
Voglio salutare tutti invitandovi a fare un salto sul mio sito http://www.fabiofartiofficial.tk dove troverete di tutto!!!! Vi lascio con una citazione in cui mi identifico molto. Un saluto a tutti! STAY REAL
« You try to plant somethin in the concrete, y’knowhatImean? If it GROW, and the and the rose petal got all kind of scratches and marks, you not gon’ say, “Damn, look at all the scratches and marks on the rose that grew from concrete”. You gon’ be like, “Damn! A rose grew from the concrete?!”»
traduzione: Prova a piantare qualcosa nel cemento, capisci cosa intendo? se cresce danneggiata, e i petali della rosa avranno tutti i tipi di graffi e segni, tu non potrai certo dire: “dannazione, guarda tutti i graffi e segni sulla rosa che è cresciuta dall’ asfalto”. A quel punto non potrai che dire: “accidenti… una rosa è cresciuta nel cemento?!”>>
(cit. Tupac Amaru Shakur – R.I.P.)