Una mattina ti svegli e ti accorgi che hai trent’anni, e tutto quello che avresti voluto fare non l’hai ancora fatto, per fortuna.
Circa un anno fa ho iniziato a riflettere sul fatto che presto avrei fatto trent’anni e ho deciso che ne avrei scritto sicuramente un articolo e l’avrei chiamato “le cose da fare prima dei trenta“. Sarebbe stata una lista più o meno lunga di tutte le mie conquiste ottenute in questi anni, una lista di viaggi, di obiettivi raggiunti e vanterie varie che servono solo per dimostrare agli altri quanto siamo stati bravi. Chi ha bisogno di tutto questo? Tutti, e pure io.
Così mi sono messo in gioco e ho accettato la sfida con me stesso e ho iniziato a leggere un po’ le liste degli altri e quelle suggerite dai vari siti internet, risultato: io non ho fatto un cazzo in questi trent’anni. Invece di stilare una classifica di quelli che credevo fossero dei risultati perlomeno accettabili, ho iniziato ad autocommiserarmi e a chiedermi cose del tipo “perchè non ho mai corso una mezza maratona?” o “perchè non mi sono mai tuffato nel cratere Vulcanico di Samoa?” . Alla fine è successo che ero arrivato a pochi giorni dal mio compleanno e non avevo ancora scritto niente, mi ero detto che ormai sarebbe stato troppo tardi per imbastire un articolo decente, come quando a poche ore dall’esame per cui hai studiato tanto ti dici “quel che fatto è fatto”. Fino a questo momento, perché poi ci ho pensato.
Stavo cercando un motivo che mi suggerisse il perché di questa lista, poi mi sono accorto che la questione era un’altra. Io una cosa da fare ce l’avevo, e la stavo rimandando da circa dieci mesi: una poesia che non riuscivo a chiudere. Stamattina l’ho fatto.
Chi prova a scrivere sa quanto può essere difficile iniziare un progetto d’inchiostro. Succede spesso che le parole non vengono, e quando succede si può esser certi che ci si sente creativamente immobilizzati. Possono le parole tenerti fermo incollato a un concetto per mesi e mesi? Sì, le parole se non arrivano possono farlo e potete esserne certi che provare ad andare avanti e ignorare questa richiesta di riuscita è totalmente inutile.
In questo momento sto scrivendo un articolo che parla di questa mia poesia, e provo una certa facilità nell’esprimere ciò che ho in testa, in questo caso posso e devo trattare l’argomento con leggerezza e il vantaggio di un articolo “leggero” sta nel fatto che nonostante molti giri di parole riesco a sembrare addirittura simpatico a qualcuno.
Nella poesia no, lì dentro ogni parola, virgola o spazio devono essere pensati con estrema cautela, perché tu lì dentro, in quel contenitore di sensazioni importanti, hai a disposizione poche mosse e devi usarle con intelligenza, senza fretta, o non ne esci più, parola mia.
Quando scrivi una “poesia” è come se tu fossi sospeso nel vuoto. Certo è una bella sensazione sentirsi così in alto, ma allo stesso tempo bisogna stare attenti a non cadere, ed essere bravi a valutare quando è il momento giusto per scendere. Quando le parole, le cose che vorremmo fare, hanno bisogno di uscire fuori, devono uscire, subito, costi quel che costi, o ci sentiremo sempre di non aver fatto abbastanza entro i trenta, entro i quaranta ecc… Ci sentiremmo sempre vittime in balia degli eventi esterni, facendo finta, per comodità, di non essere in grado di riuscire a cambiare le situazioni che non ci piacciono. Preferiamo restare nella nostra comfort zone, e intanto la vita scorre e le cose nella lista restano solo sulla carta.
Io la mia poesia l’ho scritta, e per oggi va bene così, domani probabilmente mi sveglierò e inizierò da capo, perché per quanto tu possa dare nomi alle cose, ci saranno sempre cose nuove in cui credere. Questa non è una di quelle cose che posso depennare, per fortuna.
Ecco che invece della storia delle cose da fare prima dei trenta questa è diventata la storia della “cosa” che dovevo fare prima dei trenta, scusate se vi aspettavate altro ma sono stato
Così stanco che ho dormito su me stesso…