La maschera di Napoli, Pier Macchiè

Non provare a capire un’artista. Non illuderti di farlo, non perdere tempo. Le domande suoneranno superflue e sterili. Puoi scegliere la direzione: provare a guardare il loro mondo, ed è tempo perso. Oppure fare la cosa più saggia: non chiedere.
Non parlare con un’artista per sapere, non domandarti il suo principio e non provare a comprenderlo.
Lascia invece che la sua anima esca fuori, ponendoti dall’altra parte.
Puoi immaginarlo, ma non provare a concepire un’artista. Non puoi, non ci riusciresti. Non puoi afferrare l’eternità.

E’ un vero artista Pier Macchiè, una maschera di Napoli. Perché è uno di quelli che il suo mondo non lo puoi raccontare.
Mandolinista, o meglio manviolinista, si esibisce per il pubblico passante e spesso divertito di Napoli. I suoi palcoscenici sono angoli di strada e grandi monumenti: Castel dell’Ovo, il centro storico… Ovunque è palcoscenico, ogni luogo è teatro perchè “non vi è differenza tra il pubblico del teatro e quello della strada”. Anzi, è in strada che accade la vita, che a volte si sperde pure, tra i vicoli di Napoli fumanti di pizza e jacuvelle.

Inizio con le mie parole da conduttore e inevitabilmente, senza accorgermene, divento spettatore. Chiappariello in due secondi se mette acoppe e prende il mio posto, e insieme a Pier Macchiè li vedo attraversare una dimensione per me sconosciuta ma appassionante da esplorare. Lo accompagna tra i gironi della vita, manco fossero i Quartieri Spagnoli, travestito da monaciello. Ogni tanto si accascia per il caldo e si imbriglia tra i suoi fili, ma ha troppe perplessità e Pier Macchiè deve risolvergliele in qualche modo.
Io provo a restarne fuori da questo purgatorio ma non posso. La voce di Chiappariello è un po’ la voce della coscienza, un io freudiano con la bocca inzevata e la voce indisponente, è a metà tra un’anima scassacazza e una suocera velenosa. Provoca Pier Macchiè e mette a dura prova la sua pazienza. Ma lui non lo manda a fancul’, anzi, gli dà corda e gli risponde pure fino alla fine. In fondo sa che quella è soluzione per ritornare in superficie, dopo un cammino faticoso – avendo fatto come un Dante che passanne e spassanne per i vicoli di Napoli s’era perso e ormai c’è venuta pure famme…



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