Sulla tavoletta di un bagno pubblico mi sono seduto e ho pianto (risparmiando qualche lacrima per il futuro)

Sulla tavoletta di un bagno pubblico mi sono seduto e ho pianto, risparmiando qualche lacrima per il futuro, perché non si sa mai, è sempre meglio presentarsi preparati alle fatiche del destino.
Stavolta ho pianto per me, per nessun altro, ma le lacrime, le mie, non erano di quel genere che bagnano i fazzoletti, non erano di quelle piccole e ingenue che hanno bisogno di consolazione, non erano di quelle che si vedono nei bei film. Non erano lacrime le mie lacrime, erano gioia, liberazione, rabbia, ricompensa, e per fortuna non c’era nessuno a rincuorarmi o a dirmi che andrà tutto bene perché alcune cose vanno affrontate da soli, e questi enormi noiosi e importanti affari personali ci tengono distanti dalle nostre passioni, dalle nostre vocazioni, dimentichiamo chi siamo, la nostra memoria retrograda viene compromessa da pensieri schiaccianti che ronzano nella testa e che fortunatamente iniziano a pesare troppo fino a quando ci guardiamo allo specchio e realizziamo veramente chi siamo o cosa siamo diventati, realizziamo che è troppo presto o che ormai è troppo tardi. Ma poco importa, arriva infine per tutti il momento della resa dei conti, prima o poi, il seminato viene raccolto e se non ha fruttato abbastanza, rieccoci giù di nuovo a seminare, e a seminare meglio, giù di nuovo sulla tavoletta a bagnare i fazzoletti, ma non di lacrime, quelle non servono, intendo di gioia, di liberazione, di rabbia, di ricompensa, di cadute. Di queste, specialmente non abbiatene paura e dubitate sempre di voi stessi, o assumetevi il rischio di smettere di correre.Io, personalmente, sono contento di cadere. E tu?

Scusate lo sfogo, detto questo, bagni pubblici può continuare.
Carol Christi


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