“Si chiama libro. Si può leggerlo senza bisogno d’uno schermo. Le pagine sono tutte accessibili e non scompaiono in caso di mancanza di corrente. E’ più leggero d’un portatile. Non sarà obsoleto il mese prossimo. E lei può anche prestarlo a suo padre senza dovergli spiegare come usarlo.”
Ricordo quand’ero bambino. Avevo paura del mondo, troppo casino lì fuori. Preferivo restarmene chiuso in casa. E miei migliori amici non avevano né occhi né orecchie né bocca, ma riuscivano egualmente a farsi capire. A volte profumavano di colla e carta appena stampata. E mi raccontavano storie divertenti, terribili, affascinanti a volte oscene. In tutti questi anni ho vissuto in epoche diverse, mi sono sbronzato assieme al vecchio Buk, ho fondato nuove civiltà in terre sconosciute , ho scioperato in una miniera di carbone in Francia, ho girato l’America in autostop e ho avuto la scimmia sulla schiena per un bel pezzo. E ogni singola parola mi è rimasta dentro, e le tengo strette come un tesoro prezioso. I libri, non ti abbandonano mai, neppure se li dimentichi. E tutt’oggi quando mi sento triste mi riparo tra loro. Ascolto le loro voci. Mi piace immaginare di far parte in un modo o nell’altro di una storia che non ho ancora letto, e in qualche modo mi sento meno solo…